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COSA E' L' ARCHITETTURA

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" L'architettura, intanto, è un servizio, nel senso più letterale del termine. E' un'arte che produce cose che servono. Ma è anche un'arte socialmente pericolosa, perché è un'arte imposta. Un brutto libro si può non leggere; una brutta musica si può non ascoltare; ma il brutto condominio che abbiamo di fronte a casa lo vediamo per forza. L'architettura impone un'immersione totale nella bruttezza, non dà scelta all'utente. E questa è una responsabilità grave, anche nei confronti delle generazioni future. E l'architettura è un mestiere antico, forse il più antico della terra; o il secondo se preferite: è un po' come la caccia, la pesca, la coltivazione dei campi, l'esplorazione dei mari. Sono le attività originarie dell'uomo, da cui discendono tutte le altre. Subito dopo la ricerca del cibo, viene la ricerca di un riparo; a un certo punto, l'uomo non si accontenta più dei rifugi offerti dalla natura e diventa architetto "

" L'architettura è società, perché non esiste senza la gente, senza le sue speranze, le sue aspettative, le sue passioni. E' importante ascoltare la gente. Ed è difficile, soprattutto per un architetto. Perché c'è sempre la tentazione di imporre il proprio progetto, il proprio modo di pensare, o peggio, il proprio stile. Credo invece sia necessario avere un atteggiamento leggero. Leggero, ma senza rinunciare a quell'ostinazione che consente di testimoniare le proprie idee e al tempo stesso di essere permeabili, di capire le idee altrui. Non sono un boy scout e il mio richiamo allo spirito di servizio non vuole essere moralistico. Molto semplicemente, è un richiamo alla dignità del nostro mestiere. Senza questa dignità rischiamo di perderci nel labirinto degli stili e delle mode "

" L'architettura è un'arte. Usa una tecnica per generare un'emozione, e lo fa con un linguaggio suo specifico, fatto di spazio, di proporzioni, di luce, di materia (la materia per un architetto è come il suono per un musicista, o le parole per un poeta). Per me è molto importante un tema, quello della leggerezza (che ovviamente non si riferisce solo alla massa fisica degli oggetti). Al tempo dei miei primi lavori era un gioco: una sfida un po' ingenua fatta di spazi senza forme e di strutture senza peso. In seguito, questo è diventato il mio modo di essere architetto. Io cerco di utilizzare in architettura elementi immateriali come la trasparenza, la leggerezza, la vibrazione della luce. Credo che facciano parte della composizione quanto le forme e i volumi. E come in tutte le arti ci sono momenti difficili. Creare significa scrutare nel buio, rinunciare ai punti di riferimento, sfidare l'ignoto. Con tenacia, con insolenza, con ostinazione. Senza questa ostinazione, che io trovo sublime talvolta, si resta alla periferia delle cose. Finisce l'avventura del pensiero: comincia l'accademia. Per creare veramente l'architetto deve accettare tutte le contraddizioni del suo mestiere: tra disciplina e libertà, tra memoria e invenzione, tra natura e tecnologia. Non si può sfuggire: se la vita è complicata l'arte lo è ancora di più "
 
" Mi vengono in mente le parole di Francis Scott Fitzgerald che concludono "Il grande Gatsby" - "Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato" - è una splendida immagine, che rappresenta la condizione umana. Il passato è un rifugio sicuro. Il passato è una costante tentazione. E tuttavia il futuro è l'unico posto dove possiamo andare, se davvero dobbiamo andare da qualche parte "

Estratto a cura dell' Arch. Fabio Dante, Discorso pronunciato dall' Arch. Renzo Piano, Consegna premio Pritzker 18 Giungo 1988.
Nell’immagine, Centre Georges Pompidou in uno schizzo di Renzo Piano, © RPBW


Il "Nobel per l'Architettura" consiste in centomila dollari,
che Renzo Piano destinerà poi alla sua "Workshop Foundation"
per aiutare i giovani architetti.

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